...per ora non avrete risposta a questo quesito. Ho deciso di aspettare l'esito dell'Assemblea Nazionale del 6 ottobre per decidere. C'è chi ha la fortuna di restare folgorato sulla via di Damasco e non avere dubbi. Io personalmente non riesco a trovare grande entusiasmo in queste primarie che, da confronto democratico per scegliere il candidato premier, si stanno trasformando in una lotta fratricida che rischia di lasciare solo cadaveri. Manca chiarezza sul confine della coalizione, sulla legge elettorale con cui voteremo e sulla base programmatica comune a tutti i candidati. E l'arma per ora più utilizzata sembra proprio la delegittimazione dell'avversario: da chi dice che Renzi è di destra e quindi non dovrebbe neanche correre, a chi attacca gli organismi del PD, quasi che le primarie siano un diritto divino e non invece frutto di un partito che, unico in Italia, le ha scelte.
E' proprio in queste ore si è arrivati allo scontro, rimandato da tempo ma prevedibile, sul regolamento. Sia chiaro, mentre non ci trovo nulla di male nel doppio turno (chi vince avrà così la legittimazione della maggioranza) non mi convince per nulla, anzi lo ritengo proprio un errore, questa storia del certificato elettorale da ritirare. Non vorrei che per scongiurare il rischio infiltrazioni, si finisca con il compromettere la partecipazione anche di quelli che normalmente ci votano. Dall'altra parte, se parli non con i dirigenti ma con i molti iscritti o simpatizzanti PD (tra questi c'è anche mio padre!), ti diranno, convintamente e non per opportunismo, che bisogna evitare che partecipino gli elettori di altri partiti e che è sbagliato che voti chiunque. In altri termini, sbaglierebbero molti sostenitori di Renzi, la cui reazione è comprensibile, a vedere solo uno sgambetto contro di loro e a delegittimare gli organismi di partito che devono scegliere le regole, perchè quello che viene oggi al pettine è in realtà il nodo mai sciolto tra primarie aperte e primarie chiuse. Purtroppo, il buon senso ti direbbe che le regole non vanno fissate quando la corsa è già iniziata. L'errore sta lì. Qualunque norma verrà alla fine scelta sarà considerata un sopruso: un favore a Renzi che così "fa venire a votare quelli di destra" o un favore a Bersani che "non vuole che i sostenitori di Renzi vadano a votare". Con il rischio che qualunque sarà il risultato, non verrà riconosciuto dal perdente.
Per non parlare poi di tutti coloro che continuano a parlare e sostenere l'ipotesi di un Monti-bis. Rinunciare preventivamente ad esprimere la leadership del paese è veramente una resa della politica. E che lo facciano Casini e Fini, passi (d'altronde se si considerano inadatti, fatti loro). Ma che lo facciano dirigenti del PD è imbarazzante. E questo nulla ha a che fare con la valutazione delle politiche di Monti e con il fatto che, a seconda della legge elettorale, si possa arrivare ad una nuova grande coalizione. Chi mi conosce, sa come la penso. Ma di Monti-bis, si parli dopo le elezioni se sarà necessario, oggi ci si concentri sulle primarie con lo scopo di convincere i cittadini che siamo in grado di governare il paese.
Cosa scegliere in questa anarchia generale? Lo ammetto, non riesco a decidermi. Fosse un congresso, avrei avuto meno dubbi. Ma stiamo parlando delle primarie per scegliere il candidato premier. Riconosco a Bersani una serietà, un'onestà intellettuale, uno spessore che Renzi non ha. Ma di Bersani vorrei conoscere il programma. Su lavoro, pensioni, ecc, la pensa come Fassina? O è il Bersani riformista che ha dato prova di sè quando era ministro? Cercherò di aspettare e leggere il suo programma prima di decidere, ma i tempi sono brevi. Dall'altra parte, Renzi incarna maggiormente quello spirito di apertura e di trasversalità in cui ho creduto quando è nato il PD. Sui programmi, recupera quel liberalismo di sinistra che fa leva sull'uguaglianza delle opportunità, anche se poi sembra dimenticare troppo l'altro aspetto forte di una proposta di sinistra, quello del sostegno ai più deboli, a coloro che restano ultimi. In ogni caso, il suo pregio e difetto maggiore è quello di rompere. Di rinnovamento c'è bisogno in modo forte e Bersani appare purtroppo intrappolato nella palude delle correnti interne. Ma chi rompe gli schemi, non è necessariamente chi riesce poi a ricostruire l'unità. E Renzi nel rompere è molto, forse troppo spregiudicato. E' del PD, ma nel suo parlare e nel suo modo di fare non sembra solo attaccare il gruppo dirigente ma anche la base di questo Partito, i suoi organismi, tutti quegli iscritti e simpatizzanti che dal basso sostengono il PD. Poco male dirà qualcuno, ma io, che in questo partito ho militato e che credo in un partito che non sia un semplice cartello elettorale, in questo schema di rinnovamento mi ritrovo fino a un certo punto.
Qualcuno mi dirà che mi sto facendo troppe seghe mentali. Ma in questo clima non riesco ad appassionarmi. Potessi creare il candidato perfetto, sarebbe un leader con il cuore di Bersani e la testa di Renzi. Ma il candidato perfetto non esiste. Ci sono anche le terze vie (Puppato, Gozi, ecc), ma le terze vie sono spesso pure testimonianze. Alla fine sceglierò perchè ho il dovere di scegliere ma non sarà una scelta tra bene e male, ma tra candidati che hanno tutti qualità e difetti, sapendo che la sfida più grande sarà sostenere compatti il vincitore, ricucendo le divisioni che si stanno creando.
Premetto che preferisco Renzi a Bersani. Il punto fondamentale, che tu hai ribadito, è che Bersani non ha un programma di governo o meglio non è chiaro. Questo mi lascia perplesso perchè avrebbe potuto essere il candidato del Pd dopo la caduta di Berlusconi. Il suo sito internet, che secondo me è la prima fonte moderna di chiarezza,non ha al suo interno il programma. Il Partito democratico nel suo sito ha solo "Posizioni PD" dove però non ci sono scritte chiaramente le proposte per il futuro. Io vorrei che si parlasse di policy, di politiche pubbliche serie, voglio sapere nel centesimo quanti soldi vogliono spendere e per cosa! Le linee ideologiche per guidare vanno bene fino a un certo punto ma poi serve la scelta pragmatica quella che in Italia manca. Ad esempio "recupera quel liberalismo di sinistra che fa leva sull'uguaglianza delle opportunità, anche se poi sembra dimenticare troppo l'altro aspetto forte di una proposta di sinistra, quello del sostegno ai più deboli, a coloro che restano ultimi". Queste frasi lasciano il tempo che trovano perchè non credo ci sia un esponente politico che dica: non sto con i deboli. Per quanto riguarda il metodo elettivo, io credo che Bersani abbia capito che potrebbe perdere clamorosamente se non ci fosse una restrizione per gli elettori. Bersani ha vinto le primarie ieri? Avrebbe dovuto cambiarla prima la "legge elettorale".
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