Domenica scorsa mi sono recato
alla festa nazionale di Reggio Emilia per ascoltare il discorso di chiusura di
Pierluigi Bersani. Un po' in ritardo come spesso accade e, dopo alcuni
interventi di dirigenti del PD emiliano, è finalmente intervenuto il segretario
nazionale.
A questo link, trovate il
discorso integrale: http://www.partitodemocratico.it/doc/242776/la-sfida-per-il-paese.htm.
Un
intervento lungo, forse un po' troppo, in cui il segretario ha lanciato alcuni
messaggi importanti ma in cui, ahimè, pesano molto anche le cose non
dette.
Che
valutazione dare? Mi esprimerò come iscritto ed appassionato di politica, non
come esperto di comunicazione che non sono.
Ben ha
fatto Bersani ad affermare che la
prospettiva dell'Italia deve essere quella degli Stati Uniti d'Europa.
"La questione non è cedere sovranità. Di quale
sovranità parliamo? Non ce la stanno forse prendendo i mercati, la sovranità?
[...] La questione è come riprenderci effettiva sovranità diventando di più
cittadini europei".
Positivo è stato il richiamo al rapporto con il governo Monti: "noi consideriamo la credibilità e
il rigore che Monti ha mostrato davanti al mondo un punto di non
ritorno". Un'affermazione non scontata, vista quanti nel PD, vedono
la politica del rigore come un pugno nell'occhio e la considerano antitetica ad
una visione di sinistra della società. E positive sono state le parole sul dopo Monti:
"Pensiamo di essere figli di un Dio minore e di non poter fare ciò che
tutti gli altri fanno e cioè di chiedere agli elettori di indicare partiti e
maggioranze univoche e coerenti per governare?", richiamando chiaramente la
necessità di un governo politico.
Ma sul resto le parole di Bersani sono suonate un po' troppo evasive. Il
discorso fatto è senza dubbio stato "alto", nel senso dei richiami ai
grandi principi ed ad una visione di società ideale. Un discorso evocativo, soprattutto
nella prima parte, che ha anche scaldato la platea dei militanti presenti. Ma
nulla è stato detto sulle primarie, una proposta sulla data e su quando
convocare l'assemblea nazionale che deve votare il regolamento. Non era quello
il luogo, dirà qualcuno. Ma poco,
troppo poco è stato detto anche sui temi di natura economica. Su cosa voglia
dire coniugare crescita e rigore. Forse perchè siamo ancora nella fase iniziale (embrionale) delle primarie ma, di fronte ai
problemi del paese e agli attacchi diretti verso il PD (soprattutto da
sinistra), quel silenzio è sembrato troppo evasivo. Quasi a sottolineare la difficoltà
di esprimere una posizione chiara che riesca a far sintesi tra coloro che lo
appoggiano (da Letta a
Orfini). E' questo quell'apparente equilibrismo che da tempo (da sempre?)
sembra pesare sul PD e che ci impedisce di essere chiari quando, ad esempio,
Vendola&Co lanciano i referendum per cambiare la riforma Fornero.
Partecipare alle primarie vuol dire competere sulla base di proposte
programmatiche diverse. Il mio augurio è che, quando entreremo nel vivo della
campagna, Bersani (ma anche Renzi e gli altri candidati) sappiano veramente
concretizzare un proprio programma sulla base del quale chiedere il voto agli
elettori. Chi riuscirà nella
sfida di essere chiaro e "alternativo" nelle scelte che proporrà, probabilmente sarà
anche il vincitore di questa competizione.
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