giovedì 13 settembre 2012

Quello che Bersani non ha detto...

Domenica scorsa mi sono recato alla festa nazionale di Reggio Emilia per ascoltare il discorso di chiusura di Pierluigi Bersani. Un po' in ritardo come spesso accade e, dopo alcuni interventi di dirigenti del PD emiliano, è finalmente intervenuto il segretario nazionale.

A questo link, trovate il discorso integrale: http://www.partitodemocratico.it/doc/242776/la-sfida-per-il-paese.htm.
Un intervento lungo, forse un po' troppo, in cui il segretario ha lanciato alcuni messaggi importanti ma in cui, ahimè, pesano molto anche le cose non dette. 

Che valutazione dare? Mi esprimerò come iscritto ed appassionato di politica, non come esperto di comunicazione che non sono. 
Ho trovato positivi i contenuti su Europa, dopo Monti, riforme istituzionali. 

Ben ha fatto Bersani ad affermare che la prospettiva  dell'Italia deve essere quella degli Stati Uniti d'Europa. "La questione non è cedere sovranità. Di quale sovranità parliamo? Non ce la stanno forse prendendo i mercati, la sovranità? [...] La questione è come riprenderci effettiva sovranità diventando di più cittadini europei".

Positivo è stato il richiamo al rapporto con il governo Monti: "noi consideriamo la credibilità e il rigore che Monti ha mostrato davanti al mondo un punto di non ritorno". Un'affermazione non scontata, vista quanti nel PD, vedono la politica del rigore come un pugno nell'occhio e la considerano antitetica ad una visione di sinistra della società. E positive sono state le parole sul dopo Monti: "Pensiamo di essere figli di un Dio minore e di non poter fare ciò che tutti gli altri fanno e cioè di chiedere agli elettori di indicare partiti e maggioranze univoche e coerenti per governare?", richiamando chiaramente la necessità di un governo politico.

Ma sul resto le parole di Bersani sono suonate un po' troppo evasive. Il discorso fatto è senza dubbio stato "alto", nel senso dei richiami ai grandi principi ed ad una visione di società ideale. Un discorso evocativo, soprattutto nella prima parte, che ha anche scaldato la platea dei militanti presenti. Ma nulla è stato detto sulle primarie, una proposta sulla data e su quando convocare l'assemblea nazionale che deve votare il regolamento. Non era quello il luogo, dirà qualcuno. Ma poco, troppo poco è stato detto anche sui temi di natura economica. Su cosa voglia dire coniugare crescita e rigore.  Forse perchè siamo ancora nella fase iniziale (embrionale) delle primarie ma, di fronte ai problemi del paese e agli attacchi diretti verso il PD (soprattutto da sinistra), quel silenzio è sembrato troppo evasivo. Quasi a sottolineare la difficoltà di esprimere una posizione chiara che riesca a far sintesi tra coloro che lo appoggiano (da Letta a Orfini). E' questo quell'apparente equilibrismo che da tempo (da sempre?) sembra pesare sul PD e che ci impedisce di essere chiari quando, ad esempio, Vendola&Co lanciano i referendum per cambiare la riforma Fornero.

Partecipare alle primarie vuol dire competere sulla base di proposte programmatiche diverse. Il mio augurio è che, quando entreremo nel vivo della campagna, Bersani (ma anche Renzi e gli altri candidati) sappiano veramente concretizzare un proprio programma sulla base del quale chiedere il voto agli elettori. Chi riuscirà nella sfida di essere chiaro e "alternativo" nelle scelte che proporrà, probabilmente sarà anche il vincitore di questa competizione.

Nessun commento:

Posta un commento